Donne sul fronte: Rwanda. I giorni dell’oblio
di Martina Di Pirro con i disegni di Francesca Ferrara
6 aprile 1994. «È arrivato il momento!» urla l’altoparlante della stazione Radio Télévision Libre des Mille Collines (RTLM) «Tagliate gli alberi alti. Schiacciate quegli scarafaggi». È l’inizio della carneficina che durerà 104 giorni e causerà 1.074.017 di morti. 10.000 morti al giorno, 400 ogni ora, 7 al minuto. Le donne vittime di violenza sessuale durante il genocidio sono state circa 250.000 e le sopravvissute per il 70% dei casi hanno contratto l’AIDS. Tutto questo ha dato il via ad uno dei più grandi esodi di profughi della storia, considerando anche il breve lasso di tempo nel quale si è verificato: 2.000.000 di rwandesi hanno cercato rifugio nei Paesi confinanti. Le Nazioni Unite furono «colpevolmente incapaci» di fermare le violenze. Gli USA posero il veto sull’uso del termine «genocidio» bloccando così i rinforzi al contingente di Caschi blu, il Belgio entrò nel Paese solo per evacuare i propri cittadini. La Francia, secondo documenti ufficiali, finanziò, armò e appoggiò le milizie Hutu. Di quegli anni, i media e i politici occidentali ne hanno conservati pochi ricordi. Molti dei responsabili dell’Occidente (e non) sono ancora a piede libero. Nessuna agenda politica di nessun Paese occidentale chiede di trovare verità a quel male. Dal 6 aprile al 4 luglio 1994 quasi un intero popolo è stato sterminato. Questo libro ne racconta la storia.
Con un’intervista a Tiziana Ferrario.
Prezzo:
7.90 €